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(DE) Die Zaunreiterin, Francoforte sul Meno, Suhrkamp, 1986, ISBN 3-518-02582-1.
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Come i mesi l'anno, traduzione di Valentina Di Rosa, Merano, alpha beta, 2016 [1989], ISBN 88-7223-263-5.
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(DE) (con Markus Vallazza), Die Frauen aus Fanis. Fragmente zur ladinischen Überlieferung, Innsbruck, Haymon, 1992, ISBN 3-7099-7020-2.
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(DE) Beider Augen Blick, Innsbruck, Haymon, 1995, ISBN 3-85218-188-7.
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(DE) Haga Zussa. Die Zaunreiterin, Vienna, Folio, 2004, ISBN 3-85256-284-8.
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(DE) Helmut Luger (a cura di), Flatterlicht, Vienna, Folio, 2007, ISBN 3-85256-380-1.
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Wie die Monate das Jahr - racconto (Francoforte: Suhrkamp Verlag, 1989, 138 Pagine)
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Flatterlicht. Testi sparsi e inediti A cura e con una postfazione di Helmut Luger (Vienna/Bolzano: Folio Verlag 2007)
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Hans Kitzmüller: Über das Innehalten auf einem Feldweg (Styria-Verlag, 1993, 64 pagine)
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Vincenzo Consolo: Die Steine von Pantalica (Francoforte: Suhrkamp Verlag, 1996, 254 pagine)
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E' stata una delle prime scrittrici della sua generazione ad acquisire notorietà fuori dai confini dell’Alto Adige
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L’autrice aveva presentato il testo al Premio Bachmann, un prestigioso concorso letterario che si svolge ogni anno a Klagenfurt in Carinzia, e il celebre critico Marcel Reich-Ranicki non si era risparmiato un commento sarcastico, definendo il racconto "un lavoro di stampo artigianale, semplice bigiotteria”. Ma Anita Pichler non si fece scoraggiare, ed ebbe ragione. Sapeva bene che le sue opere non erano catalogabili e nemmeno „piacevoli“ - d’altronde non aveva mai mirato né all’una né all’altra cosa.
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Nella prefazione alle sue “Leggende di Fanes” Anita Pichler scriveva “Queste sono storie del tempo prima che il tempo nascesse, e di un luogo che c’era prima del luogo cui danno il nome. Raccontano l’immutabile trama di cui sono fatte tutte le storie: raccontano del divenire e dello svanire, della terra, dell’acqua, del vento e del fuoco. Raccontano della materia e di Tanna, la madre primigenia … Nulla di ciò che vi è raccontato può essere dimostrato, ma da tutto traspare, quasi invisibile, qualcosa di vero; vero come la fame, la sete e il nutrimento, come l’acqua e la paura, come l’affetto e l’avversione, come il tempo che viene, e viene, e poi sarà passato”.
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Per sua espressa volontà, il lascito letterario di Anita Pichler è stato messo a disposizione dell’Archivio Letterario della Österreichische Nationalbibliothek, mentre il suo appartamento veneziano è stato affidato alla società austriaca Literar-Mechana, che provvede ad assicurare sostegno ad autrici ed autori in difficoltà.
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La tomba di Anita Pichler si trova a Solda, ai piedi del massiccio dell’Ortles.
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Spesso i testi di Anita Pichler ruotano intorno a figure di donne. Ma la letteratura femminile come genere letterario era per lei solo un’invenzione del mercato. In Sudtirolo, fino all’inizio degli anni Ottanta le donne erano praticamente assenti dalla scena letteraria. Anita Pichler aprì loro la strada.
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Nei suoi testi Anita Pichler tratta materie prevalentemente storiche (Oswald von Wolkenstein) o mitologiche (Fanessagen, Die Zaunreiterin), immergendole però nel presente e intrecciando i contenuti in una fitta trama poetica che consente una lettura su più piani. La scrittrice si interroga sulle “coincidenze”, ossia su quegli eventi casuali “senza cui nessuna sopravvivenza è possibile“, cerca una lingua capace di esprimere fenomeni percettivi, processi visivi, un idioma in grado di raccontare linee e colori. La sua è una prosa meticolosa e al contempo poetica, in cui nessuna parola è lasciata al caso. Nella narrazione concreta, nel tratteggio conciso dei caratteri, nell’accenno a situazioni ed eventi Anita Pichler riesce a dar vita ad immagini suggestive e a scorci di prosa assolutamente originali.
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La vita di Anita Pichler fu segnata dal continuo movimento, dagli spazi tra i confini, dalla diversità di luoghi, di lingue e di sistemi politici. Nei suoi testi, forse per questo, affiora costantemente il tema della sedentarietà, ma anche dell’assenza. La scarna opera che ci ha lasciato in eredità nel corso della sua breve esistenza (morì di cancro a soli 49 anni), suscitò una vasta eco ben oltre i confini del Sudtirolo.
​ ​Renate Mumelter.
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https://www.fembio.org/english/biography.php/woman/biography_3rd/anita-pichler/ (IT)
https://www.fembio.org/biographie.php/frau/biographie/anita-pichler/ (DE)
https://www.fembio.org/english/biography.php/woman/biography/anita-pichler/ (EN)
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01
pubblicazioni
02
traduzioni
03
pillole
04
approfondimenti
Anita ha vissuto i suoi neanche cinquant’anni come un pellegrinaggio di ricerca, approfondimento ed esperienza umana.
Mauro Sperandio
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Anita Pichler, nata a Merano il 28 gennaio 1948, è stata una scrittrice e traduttrice italiana di madrelingua tedesca.
Cresciuta tra Scena e Solda, a 16 anni si trasferì a Trieste per terminare le scuole superiori; successivamente si laureò in slavistica e germanistica all'Università Ca' Foscari di Venezia.
Tra il 1974 ed il 1976 fu redattrice presso Marsilio Editori, mentre due anni più tardi vinse una borsa di studio alla Humboldt-Universität di Berlino Est, dove entrò in contatto con gli ambienti letterari, in particolare legati a Heiner Müller.
Decisa ad intraprendere la carriera di scrittrice, fece ritorno a Venezia con un incarico di lettrice all'università, grazie al quale poté dedicarsi alla scrittura. Il suo esordio letterario fu Die Zaunreiterin nel 1986, edito da Suhrkamp Verlag, accolto dalla critica con pareri contrastanti. Il successo la spinse a lasciare l'incarico all'università.
Seguirono poi Wie die Monate das Jahr (unico testo pubblicato in italiano, col titolo Come i mesi l'anno, per la traduzione di Valentina Di Rosa), Die Frauen aus Fanis (con illustrazioni di Markus Vallazza), Beider Augen Blick. La raccolta di testi inediti Flatterlicht uscì invece postuma nel 2007.
Nelle sue opere la Pichler tratta figure storiche o mitologiche, immerse tuttavia nel presente, con una peculiare tecnica narrativa ed una prosa molto poetica che hanno segnato molto le successive generazioni di scrittori sudtirolesi.
Fu anche traduttrice: tra le altre opere, tradusse Le pietre di Pantalica di Vincenzo Consolo in tedesco.
A febbraio del 1995 le venne diagnosticato un tumore, e la Pichler decise di trasferirsi a Bolzano, dove morì nel 1997. Venne sepolta nel cimitero di Solda, località a cui era rimasta molto legata.
Nel 2015 la città di Bolzano ha deciso di dedicarle una piazza nel rione Casanova, inaugurata poi nel 2018.
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Anita Pichler, Autorin: Lesung aus "Schwarzes Quadrat auf weißem Grund", Haymon
Ist Farbe erzählbar, ein Ort identisch mit seiner Beschreibung?, fragt Pichler in Beider Augen Blick (1995). Die Wechselwirkungen zwischen Kunst und Literatur sowie zwischen Mythos und Wirklichkeit bestimmen nahezu alle ihre Texte.​​